giovedì 14 ottobre 2010

LE CRONACHE DELLO STAPPA E ATTAPPA



Oltre alla casa di Montecarlo, una sorta di giochino da tavolo (anzi da banco di Montecitorio) simile ad Hotel (anzi, al Grand Hotel), le notizie che hanno funestato la mia estate lavorativa (e l’America, del Nord e del Sud) sono diametralmente opposte ma legate da una sottile ironia.
Da un lato il disastro ecologico del Golfo del Messico causato dall’esplosione della piattaforma della British Petroleum. La fuoriuscita di greggio ha prodotto quell’incubo chiamato Marea Nera, che ha devastato le coste della Louisiana e della Florida.
Dall’altro c’è la sciagura dei minatori cileni, rimasti intrappolati nella miniera di Copiapò a 630 metri di profondità. Una prigionia durata ben 69 giorni.
Da una parte dunque c’è la sciagura che dagli abissi affiora in superficie, dall’altra invece il dramma che sprofonda nelle viscere della terra. Da una parte è stato necessario arginare, contenere, tappare. Dall’altra gli sforzi sono stati tesi ad a scavare, perforare, stappare.
Per un buco che tappi ce n’è uno che stappi, al centro tante vite, tensioni, paure ed allarmi e un'unica forte speranza di lieto fine.

Ps: tanto per sdrammatizzare, dicheno che il minatore fedifrago avesse chiesto ai soccorritori di rimanere altri due mesi là sotto. Meglio riso e scatolette che le pizze di moglie e amante…

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