mercoledì 13 ottobre 2010

C'HO L'ASMA DA FACEBOOK (EX, ACARI E TAG, LO SCARICAMENTO AI TEMPI DEL SOCIAL NETWORK)



Il povero Narciso, innamoratosi della sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua, si lasciò morire, resosi conto dell’impossibilità del suo amore. Storia triste è vero, ma almeno lui, il figlio della ninfa Liriope, da buon minchione aveva fatto tutto da solo. Di certo, nella sua relazione psichedelica, non si era messo di mezzo il social network. Cominciate allora a preoccuparvi, innamorati di Peynet, perché essere lasciati nella vita reale può essere sopportabile, ma il bidonamento virtuale può portare a scompensi cardiaci, esaurimento nervoso, sindrome da Luca Giurato o, come in questo caso, asma. Il Corriere della Sera ci racconta infatti la storia di un diciottenne che, mollato dalla fidanzata e segato dalla lista degli amici di Facebook, è stato colto da violenti attacchi d’asma. I soliti medici del tempo libero ci riferiscono che il ragazzo, già asmatico da diversi anni e sensibile agli acari, nella stagione estiva di solito stava bene. Pare infatti che questi mostruosi allergeni, gli acari, durante i mesi caldi, concedano una tregua (forse perché in quel periodo vanno in letargo e assurgono alla funzione di ispiratori di abiti per Lady Gaga).
Quest’estate invece l’ecatombe: non appena si sedeva davanti al pc, accedeva al sito e realizzava di non avere più la sua ex fra gli amici, il giovane cominciava a respirare a fatica, sembrava una sorta di Galeazzi in conduzione subito dopo essere passato dalla mensa Rai. “La situazione peggiorava- riferisce la madre dell’innamorato -quando riconosceva la sua ex nelle foto dei suoi amici o quando notava che, malgrado la rottura, la ragazza continuava a chattare e a civettare con tutta la comitiva”. Ecco, pur ringraziando per l’eloquente descrizione sintomatica, verrebbe da ricordare alla mamma che con queste frasi ha praticamente dato un’immagine poco elegante della tizia. Zoccola virtuale in pratica, ma pur sempre zoccola.
Morale della favola: il diciottenne ha passato l’estate ad ansimare davanti al pc, fissando lo schermo neanche si trovasse nel bosco della strega di Blair, imbottito di cortisonici, broncodilatatori e farmaci antileucotrienici.
Fossi in lui chiederei un maxi risarcimento a Mark Zuckerberg, perché l’amore potrà anche finire, ma il tag selvaggio può essere fastidioso come una milionata di acari spruzzati nel naso di un asmatico.

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