martedì 28 dicembre 2010

Santa Claus is coming to Elettronto

Santa Claus e il Papa ballano l'electro.
Promossa Elettronto, kermesse dedicata alla musica eletronica organizzata dall'Associazione Occhio per Orecchio e tenutasi il 27 dicembre nella funzionale struttura (dal nome però imbarazzante, consentitecelo) PalaNatale a San Benedetto del Tronto.
Ottimi gli headliners Frank Sent Us e Populous, così come i locali Segnali di Ripresa (voglio vedere un loro show alla tv) e l'eclettico Elephantom dj (uno che "sa fà tutt"). Chiusura col tocco di Magenta e visual art di CloroCloroCloro.
Ecco la gallery....




lunedì 20 dicembre 2010

Babba Natale 2, la vendetta del galateo del regalo


Partiamo dalla stretta attualità. Dopo la pubblicazione della prima parte del post Lina Sotis si è molto risentita e per smentire la sua fama da snob sarebbe stata avvistata in diverse fraschette di Ariccia intenta a scofanarsi di porchetta e a competere con Er Patata in un’avvincente gara di rutti.
Detto ciò andiamo indietro nel tempo e torniamo agli ultimi 5 consigli del galateo del regalo, utile ai nostri lettori quanto un corso d’inflessione romanesca per Sabrina Ferilli.

Regola n.6 I regali non sono sempre una gioia. A volte possono essere anche un imbarazzo. Un regalo troppo grande può avere il sapore della corruzione. La persona che lo riceve diventerà un grande personaggio se lo rimanda al mittente.

La cronaca di questi giorni, cara Lina, non ti dà ragione purtroppo. Se accetti grossi regali e la smolli qua e là (la fiducia) neanche fossi Paris Hilton, un personaggio lo diventi. E pure molto popolare come dimostra l’equilibratissimo Scilipoti.

Regola n.7 Riciclo, ovvero donare una cosa che si è ricevuta. È il dono più difficile da fare perché non deve avere un'aria riciclata, ma pensata. Impossibile regalare un cappello di lana con pon pon alla vecchia zia a cui saranno adattissimi invece i guanti neri che avete ricevuto. Perfetto però il pon pon per la nipote sedicenne.

Gentile Signora, tralasciando il fatto che un dono, un oggetto inanimato, difficilmente assume “un’aria pensata” e che al massimo può raggiungere i livelli di espressività dell’Arcuri, io mi chiedo: ma come diamine le è venuta in mente ‘sta storia del pon pon. Se lo metta lei un copricapo con le palle, magari alla prima della Scala.

Regola n.8 Il massimo dell'eleganza è dichiarare il riciclo. Pochi ne hanno il coraggio, ma se il regalo è bello piace lo stesso.

Ecco, il problema qui è che il regalo non deve essere bello per noi ma per la persona che lo riceve. Se vostra suocera dopo aver scartato la pirofila con l’effige di Benedetta Parodi stampata sul fondo vi ringrazia con il sorriso simile a quello di Monica Setta io eviterei di fare le coraggiose. In casi del genere dichiarare con eroica fierezza che il tegame ve l’hanno regalato acquistando tre confezioni di Quattro salti in padella non è una scelta arguta. Anche perché dopo la confessione vostra suocera avrà voglia di tirarvela dietro la pirofila, magari dopo averla scaldata in forno a 300 gradi.

Regola n.9 Ricordatevi che se il biglietto è bellissimo e vergato a mano il regalo può essere un'inezia.

Concordo. Quale donna non vorrebbe un taccuino dell’Ikea sotto l’albero con su scritto a matita (Ikea ovviamente) “Amore mio, buon natale e felice hanno nuovo…non cerano i soldi quinti la scarpiera #!!ç°§# cela combreremo l’hanno prossimo”. So momenti toccanti…altro che De Beers e un diamante è per sempre.

Regola n.10 Come già sapete la festa è faticosa, non resta che augurarvi: buon Natale. Contraccambiamo Sora Sotis.

E’ vero, la festa è faticosa, ma sorbirsi 'sto galateo del regalo non è che sia proprio 'na passeggiata….Merry Christmas!

sabato 11 dicembre 2010

Babba Natale de' Noantri


Diciamolo subito: a me Lina Sotis sta simpatica. Certo, quando parla non è che sia poi così vivace, fra l’inizio e la fine di una frase mi scade lo yogurt nel frigo, ma cerca sempre di punzecchiare a dovere e guarda dall’alto in basso le persone con amorevole crudeltà.
Nonostante ciò, i suoi consigli non vanno bene per tutte le stagioni. Se sono in spiaggia ad agosto e mi dai suggerimenti sull’educazione vacanziera posso anche leggerti, ma se con la frenesia del Natale ti rivolgi ad un paese con le pezze al culo parlando di galateo del regalo, è ovvio che possa venir fuori qualche sottile resistenza.
Il Corriere della Sera pubblica infatti il decalogo del Natale della Sora Lina, una rubrica talmente popular che potrebbe trovare posto sul vostro comodino fra il ricettario di Anna Moroni e il cd “Wilma De Angelis canta Lady Gaga”.

Regola n.1 Per dribblare ogni problema basta chiedere, con molto anticipo perché riesca a sorprendere, cosa desidera il destinatario. Nonne, nonni, papà e mamme è meglio si comportino così.

Praticamente la Lina lascia intendere che in spiaggia ad agosto la nonna debba chiedere alla nipotina quale Winx preferisca fra Flora e Bloom. La tragedia si consumerà però la notte della Vigilia quando la ragazzina ormai cresciuta storcerà il naso davanti alla bambola, desiderando invece un perizoma gioiello Seduzioni di Valeria Marini da sfoggiare la domenica pomeriggio in discoteca.

Regola n.2 Mariti, fidanzati. Se una donna è accorta saprà sempre cosa gli può servire. L'importante e che non faccia un dono con impressa la propria personalità. Non c'è niente di peggio di quegli uomini che girano con cravatte, pullover, sciarpe, che assomigliano a lei e non al gusto di lui.

Cara Lina, avrai mica il presentimento che in alcuni casi una donna acquista cravatte e cotillons per sfinimento? A volte se una moglie cura il look del proprio marito è per evitare che questo continui a presentarsi alle feste di lavoro con le cravatte con la stampa di Homer Simpson e i maglioni con la renna Rudolph ricamata.

Regola n.3 Mogli e amanti. Da sempre è il grande problema. Le donne tendono a dire cosa vogliono per cui il problema natalizio maschile, di chi ha una vita fiorente di affetti, è più la perdita di tempo e di danaro che quella del dubbio.

Certamente, deve averla pensata così anche quello dell’Amaro Giuliani, che dopo aver intestato 10 appartamenti e una boutique alla sua giovanissima moglie si è trovato sotto l’albero A la richiesta di divorzio B un assegno mensile di mantenimento da paura C due bei cornazzi messi con Stefano Bettarini. E’ ovvio che poi uno vede Emilio Fede e lo randella di botte, soprattutto se la signora è stata inserita nel favoloso catalogo ArcorIkea fra Evelina Manna e la libreria Billy.

Regola n.4 I ricchi moderni hanno tutti un gioielliere di fiducia che risolve ogni problema. Basta andare a trovarlo con una lista o farsi mandare i pacchetti in ufficio perché tutta la famiglia sia coperta... di brillanti. A Milano il gioielliere prediletto dagli abbienti è Sabbaddini, a Roma è Bulgari, a Venezia si muovono per andare da Codognato.

Ecco, visto che la signora è una sorta di navigatore satellitare che riesce a guidarci nelle gioiellerie più in, ci sarebbero le operaie della Omsa che mi hanno appena chiesto qualche indirizzo nei pressi di Faenza. L’intenzione è quella di mandare lì i mariti a comprare diamanti da mettere sul conto della Sig.ra Sotis. Qualora la procedura venisse negata i ragazzi possono sempre mettersi in faccia qualche collant coprente della Golden Lady e fare razzia armati di taglierino.

Regola n.5
In questa nevrosi da scambio particolare attenzione devono fare i genitori separati-divorziati. Se i pargoli sono piccoli il regalo sarà comune: niente scambi, inconsci, dono-affetto.

Lina mia, con i tempi che corrono i genitori divorziati sono lì che si smezzano le confezioni di omogeneizzati e i pacchi di biscotti Plasmon da acquistare nel 2011. Più che scambio dono-affetto nelle famiglie dei divorziati vige il “tiello tu che ho il frigo vuoto”.

Continua con le altre meravigliose 5 perle…

sabato 4 dicembre 2010

Una ragazza come tante e il suo shopping del sabato pomeriggio


Potrai anche aver venduto vagonate di dischi, il Time t’avrà messa al primo posto nella classifica degli artisti più influenti dell’anno, sarai pure la settima donna più potente del mondo. Insomma, potrai avere tutto ciò che hai sempre desiderato, ma sei pur sempre una donna. Una di quelle che il sabato pomeriggio avverte un leggero languorino e non può fare a meno di compiere qualche razzia nei negozi del centro cittadino.
E così ecco che la nostra Lady Gaga, in trasferta a Milano per il suo concerto, si è palesata da Chanel in via Sant’Andrea a fare shopping (quì il video). Pare che al suo ingresso nel locale i quadri di Nonna Coco abbiano cominciato a vibrare fino a schiantarsi a terra per porre fine all’agonia.
“Se una donna è vestita male si nota l’abito. Se è vestita bene si nota la donna”, diceva la stilista. Peccato che nella seduta di shopping di Gaga non sia stato notato né l’abito né la donna, ma una sorta di bradipo borchiato, vestito a lutto per aver perso il proprio albero e prossimo alla dipartita dopo l’ascolto del Greatest Hits di Al Bano.
I rumors dicono che Gaga avesse un look funereo per sostenere una campagna benefica. I ben informati invece sostengono che Germanotta sia uscita con un’espressione non proprio gaia poiché le commesse le avrebbero fatto vedere solo tailleur urban-chic e abiti bon ton. Per non fare la figura della pezzente Gaga avrebbe acquistato controvoglia, convinta di ricevere un lauto sconto sugli abiti. Peccato che poi alla cassa le commesse non le abbiano tolto nemmeno un euro. Risultato, la regina di Bad Romance si è messa a girare per il negozio con velo e strascico grigio neanche fosse Donna Cenerina, il fantasma che nelle sue apparizioni è di un colore cinereo, e che vaga senza pace dopo essere stata assassinata nel 1573 con 13 coltellate.
A Gaga in realtà da Chanel hanno dato 13 strisciate di carta di credito, ma niente da fare. La carta era smagnetizzata. Ecco che succede quando l’unica tasca disponibile è la cintura tutta borchie, metalli e spilli che in mezzo alla gambe funge da scacciapitoni.

giovedì 2 dicembre 2010

Sodamode_Si colma un Gap


Gap
è arrivato in Italia. Per la precisione il 20 novembre in quel di Milano in pieno centro, in Corso Vittorio Emanuele 24.
Era il 1969 quando il primo Gap store aprì i battenti all’indirizzo 1950 Ocean Avenue, a San Francisco in California. Allora nei negozi si vendevano solo Levi Strauss, insieme a dischi e cassette.
La vendita degli articoli musicali venne interrotta dopo 6 mesi mentre dal 1972 cominciarono a diffondersi jeans di tutti i tipi, anche a marchio Gap.
Dopo aver conquistato il mondo per la loro aria easy e cheap i prodotti Gap stanno convincendo anche il pubblico milanese, in attesa dello sbarco nella Capitale che, si dice, sarà in Via del Corso, nei locali che ospitavano le Messaggerie Musicali (poi Mondadori). Per visionare le collezioni qui c’è il sito italiano.
PS: ma Mark Zuckerberg, l'uomo peggio vestito al mondo, indosserà ancora Gap?




Peggio del Conte di Monte-Cristo(foro)


Adesso state esagerando. Passino i transgender, le donne che diventano uomini, gli uomini che diventano donne per entrare al Grande Fratello, i ricchi che diventano barbun e i poveri che…no i poveri sempre poveri restano. Fate il porco comodo che volete ma non distruggeteci gli eroi positivi che con la loro leggenda hanno donato un filo di ottimismo alle nostre vite da larva.
Parlo di Cristoforo Colombo. Un mito per tutti noi italiani medi. Un tipo abbastanza sfigato, che nasce a Genova, figlio di un artigiano e che un bel giorno parte per un viaggio alla ricerca di “qualcosa”. Attenzione a non ironizzare su quel “qualcosa” poiché il navigatore non era diretto né in Giamaica né a Cuba.
Fra l’altro allora, nel 1492, in Italia non era ancora esplosa la mania dei neomelodici con Gigi D’Alessio a capo, quindi non c’erano poi tutti questi validi motivi per andarsene. Eppure Cristoforo partì, pensò di aver raggiunto le Indie sperando di trovare un cocktail di benvenuto offerto da Sai Baba ma dovette poi ammettere, con sottile delusione, d’aver scoperto l’America.
Per noi insomma è l’uomo perfetto, il modello ideale a cui tendere, una sorta di Luca Giurato della navigazione, il Di Pietro delle tre caravelle, quello che tra il dire e fare tante cazzate prima o poi ci piglia.
Ecco, adesso il Daily Telegraph ci dice che lo storico Manuel Rosa, ordinario alla “Duke University” negli Stati Uniti, ha pubblicato una biografia del navigatore in cui si racconta che Colombo sarebbe polacco e figlio del re Ladislao III, morto nel 1444 durante la battaglia di Varna. Secondo lo storico, che a mio avviso dovrebbe essere un fan di Centovetrine, Ladislao si finse morto, ma in realtà fuggì a Madeira in Portogallo dove sedusse una nobildonna portoghese che appunto gli diede un figlio, Colombo, che per proteggere il padre avrebbe sempre evitato di sbandierare la propria identità.
Secondo Miguel Rosa la tradizione dell’italianità del navigatore quindi sarebbe completamente farlocca. E così dopo aver concesso la Gioconda alla Francia e la Canalis a Clooney dobbiamo anche svendere la nazionalità di Colombo alla Polonia. E va bene polacchi, pigliatevi pure il navigatore fesso, ma ridateci almeno indietro la Dama con l’Ermellino.